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SELECTED POEMS FROM "RITRATTO DISARMATICO"

 

Collana Il Ponte, Sigismundus editore, 2012

 

 

A DIRE LA META’ DELLE COSE

 

A dire la metà delle cose,

tutti sono capaci. Diverso è non dire,

o intuire malamente il proprio sentire. Ad esempio

quando bevi l’aranciata, che poi pare sempre vino nei suoi effetti,

non pensi alla morte. Né alla tua, né a quella di chicchessia.

Come se tu avessi le ali, vai in girotondo; poi a zonzo e infine

vai e basta, in nessun luogo. Ma sempre in alto rimani e solo ora

ti accorgi di vederne la magia

 

(02/12/2010)

© Cristiano Mattia Ricci

 

 

 

 

LA MESSA DELLA SERA

 

Prima della replica della messa della sera in televisione, infilo la cravatta

e attendo con le mani bagnate l’amplesso tra me, le camicie e i mandarini.

 

Piscio per terra desolato, senza dare troppo peso; lo faccio per festeggiare

il mio compleanno, non per necessità.

 

Ho un buon titolo nella società e condivido sin dal profondo le ragioni infime

della rispettabilità.

 

Diligente intanto mi tolgo i calzini e li ripongo con cura dentro il frigo ad asciugare.

 

Il prete dalla pelle bene rasata è nello schermo.

Dallo schermo canta a squarciagola al mondo,

con gli occhi neri che mi guardano immobili.

 

I miei bei piedi si rinfrescano al contatto con la ceramica delle piastrelle;

di sopra credo di intingere le mani nervose nella farina per il pane.

 

I mandarini stanno giocando felici coi mandaranci, nella terra

dei mieipensieri; serenamente ci guardiamo col sorriso.

 

Il pavimento soltanto adesso è diventato erba di campo.

 

© Cristiano Mattia Ricci

 

 

 

A PROPRIO PIACIMENTO

 

Come un fiume beato è il mio naso,

portoricano e inusitato;

 

soprattutto dimentico, a proprio piacimento,

del mondo.

 

(04/04/2011)

© Cristiano Mattia Ricci

 

 

 

SELECTED POEMS FROM "IL CINEAMATORE (1999-2003)"

 

QC Quaderni di Cantarena n° 26,

Edizioni di Cantarena, 2012

 

 

 

Diciannove connotazioni personali d’esistenza:

una corale fuga romantica

 

 

          Una donna
                                                       Una serie affollata di domande,
                                                                         avvolge e restringe
                                                                         queste nostre animate riflessioni.

 

Ho conosciuto le mie tasche scintillanti
da quaggiù; nel bagaglio maldisposto delle meraviglie.


Inedita parola che sfavilla
per le stanze arricciate del fossato:
porta accesso al mio ricordo e lo pone a te vicino;

 

incostante ed uguale è la sensazione del vissuto.

 

© Cristiano Mattia Ricci

 

 

 

XIII       Totemica

più precisamente,
                                  
vogliamo i corpi
nostri nudi, coprire
di piume e stelle:

rigettare l’asfalto della terra
dai nostri sacri capi ed indossarne di nuovi
e più speciali, d’uve, strisce e colori.

Chiediamo e cantiamo, alla terra, agli universi:

l’offerta è la somma canzone mai sentita;
come una verzura da noi abilmente ricamata,
con cui rivestire piano    
questo nostro obliquo mondo.

Dal cielo scenderemo oblunghi e variegati                     
quando avremo consumate le nostre canzoni,

quando ovunque
il possibile funesto sarà terminato:

potremo insieme dondolare dolcemente,
allora,

e portare la nostra promessa
ai vostri pieni suoni.
Sarà poi danza ancora,
il dondolare abbracciati nella festa
con le tasche piene giù dal cielo:
                
la terra, diverrà così un sentito tornare,

al nostro comune principio.

 

© Cristiano Mattia Ricci

 

 

 

XVIII       

Si ascolta nel bagaglio
l’odore dei suoni, il rumore
dell’uva bruciata dai sogni
di ogni giorno. Ed altro ancora,
porta starnuto a quest’elicottero
sospeso, elegante ombra sulla terra,
ora vibrante.

Il silenzio dei morti, degli sposi, della caccia alla bellezza,
fanno visibile quest’innocenza prolungata della terra,
che incessante corre a divenire…

 

© Cristiano Mattia Ricci

 

 

 

SELECTED POEMS FROM "COSTRUIRE UN MONDO (1993-2000)"

 

Inedito

 

 

La forma d’uva

festeggiato il cielo somiglia a piombo oscuro
intravede lassù emozione, nascosto guarda all’uomo
e la donna.
nel ripiano d’alberi e palazzi è giornata di sbadigli
dunque distesa è la forma d’uva di cui dico
risulta coi tratti antropomorfa
e lieve sorride con bocca di sorcio

d’incertezza il riso strabocca
sostiene supino l’incubo con
l’occhio irriso di pianto,
distratta s’è concessa
ristretti vicoli chiari
li ha percorsi col cervello
nel dondolare della strada
sulle facce delle case

con il dito quella mano d’uva
sfiora e assapora il cieco
s’inclina naturalmente al cielo fioco
disegna col palmo domanda sull’aria bugiarda
ascoltandosi sfiorisce
riduce se stessa ad acini piccola forma d’uva
o piccola perla di morte d’uva
e le api soldate corrono dritte a mangiarla

chi di là passò o vi rimase:
“nel porsi si pose
la forma protesa
e pretese risposta dal cielo
ma ora è sfiorita ed ascolta
macabra danza sul corpo”

distingue la traiettoria e vi parla
a dio in persona o assenza di sole
ma senza sole e seduto quel cieco la vide
col camice bianco rimane a guardarla

la forma è del grappolo d’uva
riferibile altrettanto all’umano

 

© Cristiano Mattia Ricci    

 

 

 

Obblighi al blasfemo

 


I

l’apparenza  a  fuoco
concentrata  a  cerchio
percuote  piano  
gabbiani  appostati

di  sole  ossa  e  lieve  siedo

per  solchi  
la  terra  compare
contratta

II

prodigo
produco
lacci
ai  sensi

ne  indovino
prodigi

III

BESTIA  suppongo
senza  fine
ai  cieli  chino 

© Cristiano Mattia Ricci   

 

 

A Niguarda e Nimes


a niguarda e nimes traballa d’allori la stanza
spezie ingorde sobbalzano a ridosso del ritmo,

oleose muraglie sanguinose lo scalpiccìo
beato ha fermato i suoi piedi di mogano.

La forma: banco su banchiere, una scultura,
ha annodato il pacco quel giovane formichiere.

 

© Cristiano Mattia Ricci 

 

 

 

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